SIMBOLO E MITO
Anthozoa
ANTHOZOA è il nome scientifico della classe dei coralli. L’etimo greca rimanda al significato di ‘fiore-animale’, “ἄνθος/anthos” fiore, e “ζῷον/zoon” animale, appunto. Gli antozoi sono piccolissimi polipi radunati in colonie che costruiscono uno scheletro calcareo: il corallo. La sua stessa natura e la forma sembrano ricongiungere prodigiosamente i tre regni terrestri, animale, vegetale e minerale. Sin dall’antichità la sua qualità metamorfica gli ha attribuito virtù di amuleto potentissimo: il colore rosso che rimanda al sangue, linfa vitale, la forma simbolica ad albero come asse del mondo, i suoi rami tormentati che richiamano le tortuosità dei visceri insondabili.
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IL MITO racconta del sangue sgorgato dalla testa di Medusa recisa da Perseo che, caduta in mare, si tramuta nei suoi rami, citando trasformazione e poteri arcani degli elementi naturali. Canta Ovidio nelle Metamorfosi (IV, 740-752): ‘L’eroe intanto attinge acqua e si lava le mani vittoriose; poi, perché la rena ruvida non danneggi il capo irto di serpi della figlia di Forco, l’ammorbidisce con le foglie, la copre di ramoscelli acquatici e vi depone la faccia di Medusa. I ramoscelli freschi ancora vivi ne assorbono nel midollo la forza e a contatto con il mostro s’induriscono, assumendo nei bracci e nelle foglie una rigidità mai vista.(..) Ancor oggi i coralli conservano immutata la proprietà d’indurirsi a contatto dell’aria, per cui ciò che nell’acqua era vimine, spuntandone fuori si pietrifica’.
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TALISMANO contro ogni tipo di incantesimo, il suo potere scaramantico e terapeutico protegge chi lo indossa nei momenti più delicati della vita. Amuleto per le donne che aspettano un bimbo e per i fanciulli, nell’iconografia sacra di Medioevo e Rinascimento compare spesso al collo del Gesù Bambino. Così Ildegarda di Bingen e Marbodo di Rennes, nei ‘Lapidari’ medioevali: ‘Il corallo è flessibile come un giunco finchè rimane immerso nell’acqua; preso nelle reti dei pescatori o reciso con lama aguzza, diviene rigido a contatto con l’aria e si tramuta in pietra. (…) Dal corallo si modellano monili assai ricercati, giacchè sono note le sue virtù terapeutiche. A detta di Zoroastro, esso possiede straordinarie proprietà; ad esso il celebre scrittore Metrodoro attribuisce il potere di allontanare fulmini, uragani e tempeste. Polverizzato sui tetti delle case o nei campi, oppure nei vigneti e nei filari d’olivo, o mescolato alle sementi dei contadini, il corallo scongiura i rovesci della grandine, favorendo la maturazione dei frutti e provvedendo un ricco raccolto. Le sue virtù fugano gli spiriti malvagi e frustrano gli incantesimi tessali; conciliano inoltre un prospero inizio ed un fruttuoso esito a qualunque impresa’.
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NEL CINQUECENTO il significato del Corallo amplifica le sue valenze alchemiche, come testimoniano i pezzi presenti nelle wunderkammer dei regnanti europei. In questi casi alla valenza apotropaica si aggiungono l’amore per la meraviglia, per la capacità metamorfica del materiale e per la perizia stupefacente degli artefici, paragonata a quella demiurgo e dell’alchimista che forgiano e trasformano. Fortuna, meraviglia, magia naturale: poteri del corallo che attraverso i secoli arrivano a oggi. Insieme al vezzo della bellezza pura. Come nelle parole di Nissen Piczenik, alter ego di Joseph Roth ne ‘Il mercante di coralli’: ‘..Perché i coralli sono la più nobile pianta del sommerso mondo oceanico, sono le rose delle capricciose dee marine, tanto ricche di forme e di colori quanto i capricci di queste dee stesse’.
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